803 nanogrammi per litro: è la somma di Pfas riscontrata in un rubinetto di un’abitazione del centro di Montagnana in uno delle ultime analisi condotta lo scorso mese di maggio.
Una cifra preoccupante, visto che il limite fissato dall’Istituto Superiore di Sanità è di 500 nanogrammi per litro, e noi non siamo poi così lontani. L'inquinamento da PFAS, mette a rischio 250 mila veneti.
Tribano, Bagnoli, Anguillara, Pozzonovo, Arre, Conselve, Monselice rientrano nella zona gialla a ridosso della cosiddetta “area rossa”, quella che raccoglie i 21 Comuni in cui le concentrazioni di PFAS nell’acqua sono vicine ai limiti di emergenza.
Il Cvs, l’ente gestore della risorsa idrica nella Bassa padovana, monitora costantemente il livello di PFAS in quest’area. Visitando il sito di Cvs è possibile constatare che nei mesi di gennaio, febbraio e marzo la somma di PFAS alla centrale di Lonigo è stata rispettivamente di 279, 243 e 267 nanogrammi per litro, dunque al di sotto dei 500 previsti dalla legge.
Ma i nostri Comuni come si sono mossi?
Il Sindaco di Monselice ha fatto un’ordinanza rivolta a tutti i privati che hanno pozzi nelle loro proprietà sul territorio monselicense obbligandoli ad effettuare gli opportuni controlli presso strutture certificate e accreditate per escludere la presenza di sostanze perfluoroalchiriche nelle acque avviando un'indagine capillare per scongiurare la possibilità che tali elementi inquinanti possano in qualche modo avvelenare direttamente o indirettamente la catena alimentare per le produzioni.
In altre realtà non si è fatto nessun provvedimento!!
Il Centro Veneto Servizi si è messo a disposizione dei cittadini che hanno la necessità di effettuare le analisi delle acque dei propri pozzi, per individuare la presenza di sostanze PFAS a seguito delle ordinanze relative ai pozzi privati per scopo idropotabile e per produrre alimenti, potenzialmente coinvolti da sostanze PFAS, che ha comportato l'obbligo per i cittadini di denunciare l’esistenza dei pozzi privati e di farne analizzare l’acqua.
L'analisi comporta una spesa fissa di euro 110,00 + IVA. Al fine di avere un indagine estesa sarebbe utile che tutti i pozzi privati che vengono usati per irrigazione alimentare o allevamento fossero sottoposti a monitoraggio e che detta disposizione venga estesa ad ogni comune interessato dalla zona gialla e non ultimo che i Sindaci si attivino affinché i costi non ricadano ancora una volta su coloro che si sono trovati in questa situazione.
È utile inoltre fare una informazione capillare per capire chi pagherà i primi 226 milioni di investimento che serviranno alla sostituzione delle inquinate.
Seguiamo questo tema con attenzione, ne va della salute delle nostre comunità anche perché i PFAS in natura non esistono e per la nostra sicurezza la loro presenza nelle nostre acque deve essere zero.
Di certo i nostri valori di soglia sono ben lontani da quelli degli Stati Uniti dove il limite di PFAS (PFOA e PFOS) oltre cui viene sospesa l’erogazione di acqua potabile è di 70 nanogrammi per litro.
Una cifra preoccupante, visto che il limite fissato dall’Istituto Superiore di Sanità è di 500 nanogrammi per litro, e noi non siamo poi così lontani. L'inquinamento da PFAS, mette a rischio 250 mila veneti.
Tribano, Bagnoli, Anguillara, Pozzonovo, Arre, Conselve, Monselice rientrano nella zona gialla a ridosso della cosiddetta “area rossa”, quella che raccoglie i 21 Comuni in cui le concentrazioni di PFAS nell’acqua sono vicine ai limiti di emergenza.
Il Cvs, l’ente gestore della risorsa idrica nella Bassa padovana, monitora costantemente il livello di PFAS in quest’area. Visitando il sito di Cvs è possibile constatare che nei mesi di gennaio, febbraio e marzo la somma di PFAS alla centrale di Lonigo è stata rispettivamente di 279, 243 e 267 nanogrammi per litro, dunque al di sotto dei 500 previsti dalla legge.
Ma i nostri Comuni come si sono mossi?
Il Sindaco di Monselice ha fatto un’ordinanza rivolta a tutti i privati che hanno pozzi nelle loro proprietà sul territorio monselicense obbligandoli ad effettuare gli opportuni controlli presso strutture certificate e accreditate per escludere la presenza di sostanze perfluoroalchiriche nelle acque avviando un'indagine capillare per scongiurare la possibilità che tali elementi inquinanti possano in qualche modo avvelenare direttamente o indirettamente la catena alimentare per le produzioni.
In altre realtà non si è fatto nessun provvedimento!!
Il Centro Veneto Servizi si è messo a disposizione dei cittadini che hanno la necessità di effettuare le analisi delle acque dei propri pozzi, per individuare la presenza di sostanze PFAS a seguito delle ordinanze relative ai pozzi privati per scopo idropotabile e per produrre alimenti, potenzialmente coinvolti da sostanze PFAS, che ha comportato l'obbligo per i cittadini di denunciare l’esistenza dei pozzi privati e di farne analizzare l’acqua.
L'analisi comporta una spesa fissa di euro 110,00 + IVA. Al fine di avere un indagine estesa sarebbe utile che tutti i pozzi privati che vengono usati per irrigazione alimentare o allevamento fossero sottoposti a monitoraggio e che detta disposizione venga estesa ad ogni comune interessato dalla zona gialla e non ultimo che i Sindaci si attivino affinché i costi non ricadano ancora una volta su coloro che si sono trovati in questa situazione.
È utile inoltre fare una informazione capillare per capire chi pagherà i primi 226 milioni di investimento che serviranno alla sostituzione delle inquinate.
Seguiamo questo tema con attenzione, ne va della salute delle nostre comunità anche perché i PFAS in natura non esistono e per la nostra sicurezza la loro presenza nelle nostre acque deve essere zero.
Di certo i nostri valori di soglia sono ben lontani da quelli degli Stati Uniti dove il limite di PFAS (PFOA e PFOS) oltre cui viene sospesa l’erogazione di acqua potabile è di 70 nanogrammi per litro.
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